Quand’è l’ultima volta che avete pianto per una serie tv? Io un paio di giorni fa, nell’oscurità della notte, dopo un eroico recuperone di Shrinking (a proposito, domani nel podcast parliamo di lei). L’ho finita in quello che in genere definisco il mio stato pietoso: litri di lacrime, un paio di fazzoletti striminziti e umidissimi, costretta a guardare gli ultimi minuti senza occhiali benché sia pesantemente miope (prima andava anche peggio: incastravo direttamente i fazzoletti tra le lenti e gli occhi).
Se ci pensate bene, c’è un pattern. Ognuno ha infatti il suo elenco di situazioni - narrative e non - che smuovono pianti con gradi di intensità differenti. E quei pianti dicono spesso qualcosa di noi. Di recente il New York Times ci ha fatto anche un quiz: Che tipo di piagnone sei?.
Se le ragioni variano, però, c’è un elemento che resta sempre lo stesso: dopo un pianto ci si sente meglio, distrutti ma più leggeri (e con una pelle iper idratata, qualcuno dice anche). Per questo oggi ho pensato di darvi cinque scuse per sfogarvi alla grande, più una suggerita da voi e da cui è partita l’idea.
Mi scuso da subito per la ridondanza delle situazioni tragiche, vista l’alta concentrazione di malattie incurabili. Ma giuro che qualcuna fa anche ridere. D’altronde, anche Shrinking è una commedia.
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#1 Per quelli che… disperati sì, ma romantici
From Scratch (2022)
Questa miniserie vi farà piangere parecchio, e per capirlo non c’è bisogno di spoiler: il dramma è già scritto nella premessa. Gli episodi narrano la nascita, l’evolversi e la fine della storia d’amore tra un’artista texana (Zoe Saldaña) e uno chef italiano (Eugenio Mastandrea). A complicarla, le culture profondamente diverse da cui provengono le rispettive famiglie e la scoperta di una rara forma di cancro diagnosticata a lui. È una di quelle trame balsamiche progettate per struggervi, con il calore dei paesaggi italiani (per come li vedono gli americani, almeno) sullo sfondo e una buona chimica tra i protagonisti. Solo, non c’è l’appiglio del “meno male che è tutto finto”: la creatrice Tembi Locke l’ha tratta da un libro di sue memorie.
Dove vederla? Su Netflix - 8 episodi da 49–58 minuti
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#2 Per quelli che… va bene piangere, ma con spirito
La linea verticale (2018)
Restiamo in Italia, ma spostandoci sul versante comico. Valerio Mastandrea interpreta Luigi, un uomo di quarant’anni e in attesa di un figlio, che deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico dopo aver scoperto di avere un tumore. Gli episodi sono la cronaca della sua permanenza in ospedale, resa surreale dal susseguirsi delle sue peggiori elucubrazioni ipocondriache (sapete com’è Mastandrea, no?) e dai personaggi che interagiscono con lui: medici, infermieri, pazienti. Lo stile è quello raro e preziosissimo di Mattia Torre, capace di cogliere l’essenza della società italiana nelle più normali delle cose e delle situazioni, con un’ironia tenera. (Si veda quel capolavoro di monologo sul cibo di Giorgio Tirabassi, che interpreta Marcello, habitué del reparto che ormai ne sa più dei dottori). Si ride con le lacrime agli occhi; e a vederla oggi, sei anni dopo la morte di Torre, il magone è maggiore. Non solo perché le paure di Luigi erano le sue, ma anche per il talento che ci siamo persi da quando non c’è più.
Dove vederla? Su Netflix e gratis su RaiPlay - 8 episodi da 25 minuti
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#3 Per quelli che… un po’ di conforto, in questo mondo buio?
Little America (2020-2022)
Questa è una piccola raccolta di tante storie umane diverse, in cui forse potreste non esservi mai imbattuti finora. Per farvene subito un’idea, ricorda Modern Love tanto nello stile quanto nella genesi: i creatori Lee Eisenberg (Jury Duty, Lezioni di chimica), Emily V. Gordon (The Big Sick) e Kumail Nanjiani (Ecco a voi i Chippendales) l’hanno adattata dall’omonima rubrica di Epic Magazine. Ogni episodio racconta una diversa storia di persone immigrate in America, raccontando i momenti divertenti, romantici, sofferti, inaspettati che hanno attraversato nel loro percorso di integrazione. Sono volti di tutte le epoche, i colori e le provenienze: se si considera la narrazione distorta che oggi va per la maggiore, fa un po’ strano veder definire immigrata una bionda svizzera che frequenta ritiri spirituali. Ma così in effetti è: gli stati d’animo sono universali. Un bagno di realtà intriso di buoni sentimenti, ma non di retorica. Da riscoprire in questo periodo buio.
Dove vederla? Su Apple TV+ - 2 stagioni, 16 episodi da 30 minuti
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#4 Per quelli che… solo cose impegnative
I Know This Much Is True - Un volto due destini (2020)
Mark Ruffalo interpreta Thomas Birdsey, un tranquillo uomo del Connecticut che, in uno dei suoi rari episodi di schizofrenia paranoide, si taglia una mano durante una protesta pubblica, pensando di poter fermare la guerra del Golfo. Sempre Mark Ruffalo è il fratello gemello Dominick, che cerca di tirarlo fuori dalla deprimente struttura per malati psichiatrici pericolosi nella quale è stato rinchiuso. La miniserie è tratta dal romanzo del 1998 scritto da Wally Lamb. Siamo decisamente tra le visioni drammatiche impegnative, ma quando uscì su HBO fece il pieno di apprezzamenti per lo sdoppiarsi di Ruffalo.
Dove vederla? Su Sky e Now - 6 episodi da 59-80 minuti
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#5 Per quelli che… voglio piangere fortissimo
Toxic Town (2024)
Questa miniserie è uscita giusto ieri e, a meno che non captiate novità con la velocità di un cecchino, suppongo non l’abbiate ancora vista. È la storia di quello che viene definito il più grave scandalo ambientale nella storia del Regno Unito, avvenuto nella cittadina di Corby nei primi anni Duemila, quando l’amministrazione locale ammise di aver commesso errori nello smaltimento dei rifiuti tossici di un’ex acciaieria, causando la contaminazione dei cittadini locali. Gli eventi sono raccontati attraverso lo sguardo di un gruppo di madri che, dopo aver scoperto la causa per cui i loro figli erano nati con malformazioni, contribuì a portare alla luce la verità e avviò una battaglia legale fornendo prove decisive. A interpretarle sono Jodie Whittaker (Doctor Who), Aimee Lou Wood (Sex Education) e Claudia Jessie (Bridgerton). Gli episodi sono scritti da Jack Thorne (Enola Holmes, His Dark Materials). Io ho pianto già al trailer, fate voi…
Dove vederla? Su Netflix - 4 episodi da 47-65 minuti
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Il vostro consiglio: Storia della mia famiglia
Questa nuova, piccola serie italiana è la ragione da cui è nata la newsletter di oggi: la state consigliando in tanti, è tra le serie più viste su Netflix (per ora seconda soltanto al thriller politico con Robert De Niro), e non s’è presa insulti ma solo complimenti. Un miracolo, per le nostre produzioni.
Anche in questo caso la tragedia è insita nella premessa. Eduardo Scarpetta è un padre che, in vista della sua morte, cerca di costruire per i suoi figli una famiglia alternativa che sia per loro un posto sicuro affettivo ed economico. Per aggregarla, coinvolge sua madre (Vanessa Scalera), suo fratello (Massimiliano Caiazzo), la sua migliore amica (Cristiana Dell’Anna) e il suo compagno di avventure (Antonio Gargiulo). L’idea è di Filippo Gravino (Romulus, Vite in fuga), mentre la regia di Claudio Cupellini (Gomorra). Ci sono anche ampi sprazzi di leggerezza, parola vostra.
Dove vederla? Su Netflix - 6 episodi da 41-51 minuti
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Vorrei consigliare 'Il rifugio di Lion' su Netflix. È una serie Giapponese che racconta la quotidianità dei fratelli Hiroto e Michito, affetto da autismo.
La loro vita scorre tranquilla scandita dalla routine degli impegni lavorativi e casalinghi.
Ma un giorno davanti alla loro casa trovano Lion, un bambino che cerca rifugio presso di loro.
Tutta la routine viene ribaltata, in particolar modo quella di Michito che ha bisogno di punti fermi e stabilità, ed entrambi ne sono travolti e sconvolti.
Nel frattempo si aprono gli interrogativi su chi sia Lion e perché sia arrivato proprio da loro a cercare rifugio.
La serie tocca tematiche importanti come la violenza domestica, l' autismo e l' inclusione , trattate con garbo e in alcuni momenti persino con leggerezza.
Ma il tema più importante è quello del cambiamento che terrorizza e obbliga a rivedere l'immobilità della vita dei due ragazzi, costringendoli ad uscire dalla loro confort zone e uscire in mezzo alla tempesta per scoprire forze inattese, aspirazioni sopite, passioni dimenticate che mai sarebbero emerse se avessero seguito il percorso che entrambi stavano percorrendo senza chiedersi se era veramente quello che avrebbero voluto.
Gli attori sono bravissimi.
L' interpretazione del giovane Michito è assolutamente credibile e reale oltre che tenera e commovente.
Per me una bella scoperta.