Il meglio del meglio (per ora)
Ci avevano promesso un 2025 di grandi serie, e così sta andando
E così metà dell’anno se n’è già andata, siamo arrivati all’ultima newsletter prima della pausa estiva, ed è tempo di tirare le somme di quanto visto finora.
Non so voi, ma per me questo inizio di anno è stato piuttosto proficuo: ci avevano promesso un 2025 di grandi serie, e in effetti le grandi serie sono arrivate. (Sarà anche che l’anno scorso, azzoppato dallo sciopero di Hollywood, era stato scarsino; perciò l’entusiasmo è amplificato).
Qui ci sono le cinque che sono state tempo davvero ben speso: enigmi che più enigmatici non si può, scazzottate epiche, struggimenti postapocalittici, una cosa italiana ben fatta (finalmente) e un detective di cui non sapevamo di aver bisogno. E se vi sembra ne manchi una importante, arrivate fino in fondo, alla vostra preferita: quella che avete votato su Instagram nelle scorse settimane e con cui proprio non c’è stata gara.
Scissione 2
Questo spazio, Scissione se l’è giocato fino all’ultimo con M - Il figlio del secolo: il posto per le pesantone (con affetto, s’intende) era infatti solo uno. Alla fine, lo smemorato ribelle di Adam Scott l’ha spuntata sul Mussolini inetto di Luca Marinelli. Il motivo è semplice: la capacità di farti tornare di settimana in settimana, di convincerti a investire in un mistero incomprensibile, su cui forse non si avranno mai risposte. Ma fa niente, va bene così. Il punto è godersi i suoi strambi impiegati (o anche solo John Turturro), percorrerne i corridoi ipnotici, immergersi nelle mille sfumature di bianco, farsi stordire dal silenzio. Difficile trovare un’altra serie così caotica e al contempo tanto posata. Probabilmente ci sta solo facendo girare a vuoto; magari - Lost avverte - i pezzi del puzzle non sono tagliati per incastrarsi alla perfezione; o invece un disegno da seguire ce l’ha, ma vuole prima testare la nostra pazienza. La riuscita sta nel farci stare lì, come cavie volontarie, a navigare nella frustrazione in attesa di una ricompensa.
Dove vederla? Su Apple TV+ - 2 stagioni, 19 episodi da 37–76 minuti
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A Thousand Blows
Di tentativi di replicare di Peaky Blinders ce ne sono stati diversi, ma nessuno ci era riuscito. Poi il suo stesso creatore, Steven Knight, è arrivato e ha deciso di pescare di nuovo dalle leggende criminali narrate in famiglia. La scelta è ricaduta sulle Forty Elephants, un’altra gang ottocentesca davvero esistita, tutta al femminile, che operò a Londra per oltre un secolo, sfuggendo alla polizia con grande astuzia. Qui le si guarda con gli occhi stranieri di un’immigrato giamaicano che stringe alleanza con la sua leader per prendersi il dominio del mondo della boxe illegale, contro le resistenze di un pericoloso scazzottatore poco disposto a perdere. Ci sono le strade sporche di fango, le riunioni strategiche nei pub legnosi, la faccia insolente di Erin Doherty e la fragilità repressa di Stephen Graham. Ma soprattutto, c’è il fascino da bambino con cui Knight racconta i suoi personaggi e li fa muovere al rallentatore. Quello che rendeva magnetica Peaky Blinders (ok, anche Cillian Murphy faceva la sua parte) e alimenta la voglia di trascorrere del tempo in questo nuovo mondo.
Dove vederla? Su Disney+ - 6 episodi da 49-56 minuti
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L’arte della gioia
In realtà L’arte della gioia era uscita prima al cinema, un estate fa (perché qui in Italia proprio non ce la si fa, ad accettare che ogni tanto la tv possa far meglio). Ma sul teleschermo ci è arrivata quest’anno, e qui la mettiamo. E le rendiamo grazie per non averci servito un polpettone rosa o infarcito di facile retorica pseudo-femminista. Per essersi presa delle libertà narrative, ma aver mantenuto l’indole ruvida del libro bistrattato di Goliarda Sapienza (perché qui in Italia le romanziere valide ce le scordiamo, finché dall’estero non ci illuminano su quel che ci siamo persi). Per aver reso l’istintiva ricerca della gioia, a dispetto della brutalità della vita. Per aver lasciato più spazio agli sguardi che alle parole. Per aver assemblato un cast incredibilmente fedele allo scritto (in mano a Valeria Bruni Tedeschi, nemmeno la nevrotica principessa Gaia si riesce a detestare) e cercato in ogni fotogramma la bellezza della Sicilia elegante e decadente di inizio Novecento. Valeria Golino ha messo ogni elemento al servizio del percorso impetuoso di Modesta, orfana che si costruisce un futuro da nobile, con grande astuzia e totale libertà sessuale e di pensiero. L’unico peccato è la durata: c’era abbondante materiale per farne diverse, lunghe stagioni. Una sensualità silenziosa, che fa le scarpe a quella pacchianata netflixiana del Gattopardo.
Dove vederla? Su Sky e Now - 6 episodi da 48-60 minuti
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The Last of Us 2
Le serie belle non vedi l’ora che ritornino, ma con The Last of Us avevo paura. La prima stagione era stata infatti una tachicardia continua. E così è stato di nuovo. Lo so cosa si dice tra gli estimatori del videogioco: che non si è riconfermata all’altezza, che si è mossa lenta, che ha perso consistenza. Ma trovatela, di questi tempi, un’altra serie che ti faccia sudare così tanto. Un simile viaggio a ostacoli dove ogni scelta in apparenza giusta nasconde conseguenze brutali. Un mondo così tanto articolato, fatto di tappe, fazioni, angoli di speranza, posti per niente sicuri, e stralci di passato in cui rifiatare. Una storia di resilienza così dolorosa. È bastato il secondo episodio - l’orda di mostri e quella morte piazzata lì senza paura - a fare l’intera stagione. E sancire che sì, è lei l’erede del Trono di Spade.
Dove vederla? Su Sky e Now - 2 stagioni, 16 episodi da 43-81 minuti
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Dept. Q - Sezione casi irrisolti
Non per tirarmela (o forse un pochino sì; anche se non troppo: ci sono già abbondanti narcisismi in quest’epoca sciagurata), ma su Dept. Q avevo avuto buone sensazioni ancor prima che uscisse. Poi Matthew Goode è giunto a confermare. Perché non conta quanto il giallo sia mediocre, sono i personaggi a farti tornare. Finalmente libero da cravatte e cravattini, dalle guance ben rasate, dalle leziosità dei drammi in costume, Goode si è preso il ruolo del detective trasandato, scorbutico, dall’impreco facile. E sembra trovarci parecchio gusto. Ma è tutta una finta, non si può non amarlo. Come non si può non affezionarsi allo strano gruppo di disadattati in cerca di riscatto che si è scelto come compagni di vecchie indagini nello scantinato della polizia di Edimburgo dove è stato spedito. Pare Slow Horses - ma è nata prima; attrae con la cupezza di un noir nordico; brucia lenta, ma con la sicurezza di chi sa come ripagare la pazienza iniziale. Tanto il focus sono i personaggi, mica il mistero centrale. A lei va il premio scoperta dell’anno. E io ho già promesso fedeltà per le prossime mille stagioni.
Dove vederla? Su Netflix - 9 episodi da 42,71 minuti
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Le altre menzioni speciali
M - Il figlio del secolo (Sky e Now)
Dying for Sex (Disney+)
The Studio (Apple TV+)
Overcompensating (Prime Video)
Il cono d’ombra (Sky e Now)
The Buccaneers 2 (Apple TV+)
Squid Game 3 (Netflix)
La vostra miglior serie di metà 2025: Adolescence
Avete capito, adesso, perché Adolescence non c’era? A votarla come miglior serie di metà anno ci avevate pensato voi (breve storia triste: anche lei l’ha spuntata su M - Il figlio del secolo). E in effetti è una buona scelta.
È vero, con il tema doloroso si vince facile, ma lei lo ha proposto con mestiere. Non solo. Si è presa la responsabilità - spinosissima, di questi tempi - di cambiare l’approccio al discorso sulla mascolinità rabbiosa, portarci lì dentro, e provare a capirla senza aggredirla, senza distribuire colpe, fornire vie di fuga né il facile appiglio della retorica da social. Qualcuno l’ha compresa, altri si sono spazientiti, altri ancora si sono chiesti perché nessuno spazio alla controparte femminile, finendo fuori strada. Ma quel che conta è che ha aperto un dibattito e forse è il segno che il vento sta cambiando (come si fa risolvere le cose, se ci si rifiuta di osservarle?). Solo che non ci siamo più abituati, a stare a contatto con il dolore, a orientarci nei dilemmi scomodi. E non siamo più abituati nemmeno alle serie che ci mettono in mano milioni di domande, rifiutandosi di fornire risposte.
Dove vederla? Su Netflix - 4 episodi da 51-65 minuti
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La tua serie preferita non era tra queste?
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Ciao, mi sono iscritta da poco alla vostra newsletter e vi faccio i complimenti. La mia serie preferita per ora per questo 2025 è "L'estate dei segreti nascosti". Mi piacerebbe leggere una vostra recensione. Una serie che parla di lutto, dolore, rapporti familiari e di potere, ma che lo fa con una fotografia sgargiante, piena dei colori dell'estate. Io l'ho trovata drammaticamente meravigliosa e con tantissimi spunti di riflessione. Grazie. Yvonne